E’ giunto nella serata di ieri il via libera del Consiglio dei Ministri alla Manovra 2019, al dl
fiscale collegato ed a quello che è stato definito il dl “taglia-scartoffie”, con cui si eliminano
tutta una serie di adempimenti per le imprese: il tutto nel rispetto dei tempi richiesti per l’invio –
entro la mezzanotte – del Documento Programmatico di Bilancio (Dpb) alla Commissione
Europea (il regolamento UE n. 473/2013 ha previsto, infatti, che, entro il 15 ottobre di ogni
anno, gli Stati membri devono trasmettere alla Commissione Europea e all’Eurogruppo un
progetto di Dpb per l’anno successivo, nel quale illustrano all’Europa il proprio progetto di
bilancio per l’anno successivo. In particolare, il Documento contiene l’obiettivo di saldo di
bilancio e le proiezioni delle entrate e delle spese).
Molti dei contenuti della manovra erano già stai anticipati dal Ministro Di Maio in un post
pubblicato, prima dell’inizio della riunione, sulla propria pagina Facebook, e col quale,
definendola come la “manovra del popolo”, aveva scritto: “Prima di tutto ci siamo accordati sul
fatto che per gli evasori ci sarà la galera. Ci sarà la pace fiscale per aiutare chi non ce la fa con
le cartelle Equitalia, ma non ci sarà nessun salvacondotto per chi evade. C’è un nuovo intero
decreto che taglia un sacco di scartoffie: decine di leggi inutili e cento adempimenti che
complicano la vita agli imprenditori. Abbiamo sancito che se una persona ha crediti con la
pubblica amministrazione, non gli può essere pignorata la casa (grazie Sergio Bramini!). Le
assicurazioni RC auto saranno eque finalmente, perché in alcuni posti si pagava davvero
troppo. Abbiamo pensato anche alla sanità, ad aggredire le liste di attesa scoraggiando i
medici che facevano allungare l’attesa dei pazienti per fare delle visite nel loro studio privato
anziché nel pub b lico. Vi confermo anche che le pensioni d’oro saranno solo un ricordo e
risparmiamo un miliardo di euro che sarà proprio una copertura nella legge di b ilancio per
queste misure.”
Tra le misure più rilevanti approvate dal Consiglio dei Ministri con la manovra spiccano
senz’altro la Pace Fiscale al 20% con tetto di 100.000 euro; il taglio delle pensioni d’oro (quelle
sopra i 4.500 euro netti al mese nella parte di assegno non coperta dai contributi pagati), da
cui dovrebbe ricavarsi un miliardo in tre anni a copertura della legge di bilancio; l’avvio della
“quota 100” sulle pensioni a partire da febbraio 2019, con conseguente riforma della legge
Fornero (l’obiettivo è di garantire la possibilità di andare in pensione a chi, tra età e contributi,
arriva a quota 100, probabilmente partendo dalla combinazione 62-38. Il costo è di 7 miliardi di
euro; ne beneficerebbero circa 400mila italiani con conseguente creazione di nuovi posti di
lavoro, come ha voluto sottolineare il premier Conte durante la conferenza stampa seguita
all’annuncio dell’approvazione della manovra).
Scongiurato, ancora, l’aumento di tasse, tranne che su banche e assicurazioni e previsto un
recupero di oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro per il triennio (oltre 500 milioni subito, a partire
dal 2019) dal taglio delle poste previste per l’immigrazione. Annunciati anche una norma per
l’arresto degli evasori fiscali nonché un aumento di spesa per la sanità con lo stanziamento
100 milioni di euro per le politiche della famiglia.
Più in dettaglio e rilevanti, tra le altre misure adottate.
Il reddito di cittadinanza: l’attivazione della misura scatterà – come ha annunciato il Ministro Di
Maio in conferenza stampa – nei primi tre mesi del 2019.
Servono 9 miliardi (di cui 2,6 da attingere dalle risorse già stanziate per il Rei) a cui aggiungere
un ulteriore miliardo destinato al rafforzamento dei centri per l’impiego.
Non è ancora chiaro come verrà versato l’assegno da 780 euro, ma parrebbe – secondo
quanto annunciato finora – che verrà caricato sul bancomat con un monitoraggio degli acquisti.
Il sostegno sarà garantito solamente a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8
ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrà meno dopo il rifiuto di tre offerte di
lavoro, ma con una specifica “geografica”, ciò al fine di non penalizzare chi non accetterà come
prima offerta un’occupazione al di fuori della propria città o Regione.
L’estensione della flat tax per i lavoratori autonomi: partendo dal forfait già esistente – che è
del 15% per i liberi professionisti con ricavi fino a 30.000 euro e per coloro che esercitano
attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio e attività di alloggio e ristorazione con ricavi fino
a 50.000 euro – l’obiettivo della manovra è di estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl
che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65.000 euro. Dai 65.000 ai 100.000
euro si pagherà invece un 5% addizionale.
Le start up e le attività avviate dagli under35 godranno infine di un ulteriore sconto al 5%. Il
costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime.
Gli sgravi IRES, su utili reinvestiti taglio al 15%: l’aliquota al 24% scenderebbe di 9 punti sugli
investimenti in ricerca e sviluppo, in macchinari e in assunzioni stabili. Il costo sarebbe di 1,5
miliardi di euro. Dovrebbero essere anche confermati gli ammortamenti di Industria 4.0.
L’esclusione delle clausole Iva per 12,5 miliardi: prevista la sterilizzazione degli aumenti che
scattano il 1° gennaio 2019 per via della clausole di salvaguardia (dal 10 all’11,5% per
l’aliquota più bassa, dal 22 al 24% per quella più alta);
L’ abolizione degli sconti ACE e dell’IRI: l’Ace, l’Aiuto alla crescita economica, e l’imposta ridotta
Iri (destinata al mondo delle Pmi e attesa dal primo gennaio 2019 e che, pertanto, non vedrà
mai la luce) saranno abolite per finanziare le agevolazioni fiscali alle imprese. Il recupero
finanziario è di circa tre miliardi.
Gli investimenti: previsto un capitolo sugli investimenti che vale lo 0,2 del Pil (pari a 3,5
miliardi). L’obiettivo è – oltre a quello di finanziare – quello di sbloccare gli investimenti a livello
locale con un alleggerimento dei vincoli sui bilanci per i Comuni (anche quelli in rosso), e con
una revisione della soglia per gli appalti senza gara.
Decreto taglia scartoffie e norme sull’Rc auto: si tratta di un secondo blocco di norme
scorporate dal decreto fiscale e raggruppate in un altro decreto. E’ stato definito “taglia
scartoffie e leggi inutili” perché “sburocratizza” diverse pratiche previste a carico delle imprese,
cancellando oltre 100 adempimenti. Inoltre ingloba alcune misure per: garantire una Rc auto
“più equa”; sancire l’incompatibilità tra l’incarico di presidente della Regione e quello
commissario alla sanità; bloccare i pignoramenti della casa per chi ha crediti verso la P.A.
(norma Bramini) e per bloccare “i medici furbetti che aumentano la lista di attesa per
l’intramoenia”, secondo le parole di Di Maio.
Fonte: Fiscal Focus